Sono trascorsi 120 anni da quel 17 dicembre del 1903 quando i fratelli Wilbur e Orville Wright, ingegneri e inventori statunitensi, riuscirono a far decollare con successo una macchina motorizzata più pesante dell’aria con un pilota a bordo. Ed è passato un secolo dalla nascita dell’Aeronautica militare italiana, costituita il 28 marzo del 1923 come forza autonoma e indipendente rispetto alla Marina e all’Esercito. Nel ventennio tra i due avvenimenti, in quella che sarebbe diventata nel 1927 la Provincia di Varese, nacque e cominciò a svilupparsi il settore dell’industria del volo che ha avuto e continua ad avere un peso determinante nell’Italia con le ali.
L’epopea del volo è il tema della grande mostra di dipinti, opere grafiche, fotografie e sculture ispirate alle macchine volanti allestita nel Parco Museo del Volo di Volandia, nei capannoni in cui le Officine Caproni produssero settecento aeroplani. Ed è con la Fondazione Volandia che il Circolo degli artisti di Varese, l’associazione La Varese Nascosta, l’Associazione culturale europea del Centro comune di ricerca di Ispra e il Rotary Club – Sesto Calende Angera “Lago Maggiore” hanno deciso di mettere in mostra la storia dell’aeronautica rivissuta nelle opere degli artisti che saranno esposte dal prossimo 21 ottobre alla fine di giugno del 2024.
L’esposizione è stata ideata da Antonio Bandirali, presidente del Circolo degli Artisti, che si è avvalso della collaborazione di un comitato organizzativo composto da Paolo Musajo Somma di Galesano, presidente della Varese Nascosta, Delia Durione, Responsabile Area Culturale e Museale di Volandia, Gianfranco Cito, Franco Crugnola, Marco Feller, presidente del Rotary Club Sesto Calende-Angera, Ferruccio Pavesi, Giampiero Tartaglia, Segretario dell’Associazione Culturale Europea di Ispra e Claudio Tovaglieri, presidente del Comitato Scientifico di Volandia. Gli architetti Crugnola e Pavesi, con la collega Alessia Tortoreto, hanno provveduto alla progettazione e all’allestimento dell’esposizione, avvalendosi del supporto operativo di Eduardo Brocca Toletti, Enrico Brugnoni, Gianpiero Castiglioni, Roberto Cozzi, Antonio Franzetti, Daniele Garzonio, Valeria e Fiorenzo Gervasini, Ruggero Marrani, Sergio Martello, Maurizio Martignoni, Maurizio Porto, Maria Luisa Pozzer ed Elio Rimoldi.
Nella sede della mostra, non lontano da quello che è oggi l’aeroporto internazionale di Malpensa, non ferveva negli Anni Dieci del Novecento solo la produzione dal momento che la Caproni svolse anche i compiti di officina di manutenzione e istituì un’apprezzata scuola di pilotaggio affidata a un grande istruttore e collaudatore, Clemente Maggiora, impegnato in un’intensa attività, spesso sperimentale, rischiosa e non priva di incidenti che fece di lui un autentico “testimonial” del volo che contribuì a far entrare l’aviazione del cuore dei varesini. Nel 1911 l’Italia affrontò la guerra italo-turca con una dotazione di velivoli in grandissima parte francesi o assemblati in Italia su licenza delle case-madri transalpine Blériot e Farman. A quel tempo, infatti, l’unica azienda italiana affermata era la Caproni. Due anni dopo, alla vigilia del primo conflitto mondiale, all’azienda di Vizzola Ticino si affiancò un’impresa varesina: sorta nel 1905 come carrozzeria e ruotificio, la Società anonima Fratelli Macchi, spronata da Felice Buzio, decise di lanciarsi nel settore aeronautico, anche per poter concorrere alle commesse militari. Dopo i primi incoraggianti risultati, il 1° maggio 1913 la Macchi diede vita, insieme alla Société anonyme des établissements Nieuport, alla Società anonima Nieuport-Macchi. Fu l’inizio di una storia di successi sportivi e commerciali, i primi legati alla produzione alla Schiranna, sulle rive del lago di Varese, di idrovolanti che fecero incetta di primati mondiali, i secondi dovuti alla produzione, nel secondo dopoguerra, del gioiello progettato dall’ingegner Ermanno Bazzocchi, l’MB336, che nella versione aggiornata, l’MB339, è ancora oggi il velivolo delle Frecce Tricolori. A un’altra impresa aeronautica varesina, l’Agusta, è invece legato il successo degli elicotteri “made in Italy” anche se l’inizio dell’azienda ebbe luogo con il decollo dalla brughiera di Malpensa di un aeroplano, il primo fabbricato da Giovanni Agusta. Alla fine degli Anni Sessanta del Novecento, l’azienda di Cascina Costa inglobò la quarta impresa aeronautica del territorio, la Siai Marchetti, nota nel Ventennio come Savoia Marchetti, e con quest’ultima e l’Aeronautica Macchi continua la sua fruttuosa attività produttiva sotto le ali del colosso “Leonardo”.
La mostra ha ottenuto il patrocinio del Parlamento Europeo di Strasburgo, della Regione Lombardia, della Provincia di Varese e dei comuni di Varese, Gallarate, Somma Lombardo e Sesto Calende, oltre che del quotidiano La Prealpina, di Rete55, della Camera di commercio, di Confindustria Varese, dell’Università dell’Insubria, dell’Adi (Associazione per il disegno industriale), della Fondazione comunitaria del Varesotto, della Società storica varesina e del Liceo artistico “Angelo Frattini”.