Lo SVA era un velivolo da caccia, ricognizione e bombardamento, monomotore, biplano, monoposto a struttura mista. Velocissimo ed innovativo sotto il profilo della tecnica aeronautica, fu tra i primi aerei di concezione e costruzione interamente italiana. L’acronimo “SVA” deriva dalle iniziali dei cognomi Savoia e Verduzio, gli ingegneri che lo progettarono, e Ansaldo, la ditta che lo costruì in circa duemila esemplari a partire dal 1917. Impiegato principalmente in missioni di ricognizione nel corso della grande guerra, questo velivolo divenne leggendario trai piloti per avere effettuato alcuni voli memorabili; primo fra tutti quello su Vienna, il 9 Agosto del 1918, compiuto dagli SVA della 87a Squadriglia “Serenissima” al comando di Gabriele D’Annunzio. Nel dopoguerra, grazie alla forte determinazione dei piloti ed alla scrupolosa preparazione delle imprese, due SVA andarono da Roma a Tokyo in un eccezionale volo di 18.000 km, mentre quello pilotato dalla Medaglia d’Oro Antonio Locatelli attraversò le Ande con un volo solitario. Gli SVA ottennero un discreto successo nell’esportazione, venendo utilizzati da 11 paesi, tra i quali Francia e Stati Uniti, e furono costruiti fino alla metà degli anni Venti.
Il velivolo esposto è una replica, in scala 9/10, realizzata nel 2001 dal Prof. Antonio Angelucci di Vasto in circa 8.000 ore di lavoro, impiegando le tecniche costruttive e i materiali aeronautici (legni, colle, tele, vernici, tubolari in leghe metalliche leggere) utilizzati per la costruzione dell’esemplare originale, il n. 11721, che è esposto al Museo dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle.
Questa bellissima replica è stata esposta in numerose mostre in tutta Italia e ha partecipato alla parata del 2 giugno, Festa della Repubblica, a Roma nel 2014. Nel luglio 2022 il figlio di Antonio Angelucci, Giuseppe, ha voluto donarla al Museo di Volandia.