Il Mikoyan Gurevich MIG-21, nome in codice NATO Fishbed, è un monomotore a getto da caccia ad ala a delta progettato dall’OKB 155 diretto da Artem Ivanovic Mikoyan e Michail Iosifovic Gurevic alla fine del 1953, quando l’amministrazione dell’aviazione sovietica emanò una specifica per un caccia completamente nuovo, con le massime prestazioni possibili ed incorporante tutte le lezioni apprese in Corea. Dal primo studio nacquero diverse proposte e prototipi sia MiG sia Sukhoi con svariate configurazioni di ala (delta e freccia) e motori. Anche se alcuni di questi furono prodotti in un certo numero, il progetto di maggior successo fu il MiG-21, entrato in produzione nel 1959. Impiegato principalmente dalla Sovietskie Voenno-Vozdusnye Sily (VVS) l’Aeronautica Militare Sovietica e da oltre 60 forze aeree del Patto di Varsavia e filosovietiche, venne costruito in più di 11.000 esemplari conquistando il primato di caccia bisonico più prodotto nella storia dell’aeronautica. Pur essendo stato sostituito in molte Aeronautiche Militari da velivoli più moderni, il MiG-21 è ancora in linea operativa e la versione cinese, costruita inizialmente su licenza, vola a tutt’oggi in circa 40 Paesi. L’esemplare esposto a Volandia è un modello MiG-21-PFM (Intercettore potenziato migliorato) Fishbed E. E’ stato costruito in Unione Sovietica con matricola 94A6911 (da cui il codice 6911 che si riscontra su diverse parti dell’aereo) e consegnato nell’aprile 1968 all’Aviazione Militare Polacca, ove è rimasto in servizio fino al 1996 quando è stato radiato dal suo ultimo reparto operativo, il 62° Pulk Lotnictwa Mysliwskiego di stanza nella città di Poznan. L’aereo esposto porta infatti in fusoliera lo stemma del 62° PLM e sulla deriva lo stemma della città di Poznan. Venne acquistato nei primi anni Duemila da un privato italiano con l’intenzione di farne un “gate guardian” nel proprio stabilimento. E’ stato acquistato dal Museo di Volandia nel 2015 ed è stato sottoposto ad un accurato intervento di restauro, ad opera del laboratorio di restauro ASAS. L’officina di restauro degli Amici di Volandia ne ha curato la verniciatura.